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Il lavoro è un gioco serio



Sempre più aziende utilizzano giochi, sia analogici che digitali, per formare il proprio personale, valutare le prestazioni, coinvolgere e motivare le proprie risorse. Ogni giorno combattono una vera e propria battaglia per conquistare i migliori talenti, sviluppare un forte employer branding e risultare interessanti agli occhi del candidato.

Per valutare il reale potenziale delle persone sempre più andiamo oltre i titoli scritti sui cv, cercando di adottare nuovi approcci a dir poco innovativi. Molte aziende affrontano quotidianamente le sfide dettate dall'innovazione e dalla trasformazione digitale: è il momento di andare oltre la gamification e pensare ad un vero e proprio gaming recruiting.

Il gioco nel processo di selezione rappresenta un elemento capace di aiutare il recruiter nella puntuale valutazione dei candidati. Il motivo è semplice: il gioco crea di per sé una situazione più rilassata, che nulla ha a che vedere con l'ansia e lo stress di una selezione tradizionale, i candidati sono quindi più liberi di esprimersi al meglio facendo emergere il loro reale potenziale. Il gioco diverte, restituisce feedback immediati e diventa un efficace strumento per entrare in contatto con le nuove generazioni, native digitali abituate sia all'uso della tecnologia che all'esperienza del gaming.

Utilizzare una dimensione ludica aiuta ad aggiudicarsi e fidelizzare le migliori risorse poiché, da un lato, permette di osservare e valutare egregiamente alcuni aspetti chiave del comportamento professionale e, dall’altro, consente di far vivere alla risorsa un’esperienza unica, in grado di associare valori positivi al brand.

Il gioco, osteggiato per molto tempo, diventa quindi un grande alleato delle aziende: facilita il “mettersi in gioco” del personale e descrive un efficiente e tempestivo strumento di misura delle performance, spronando le persone a dare il massimo per perseguire i propri obiettivi. Inoltre, se associato ad un funzionale sistema di ricompense, appaga i dipendenti e ne accresce l’autostima, impattando positivamente sulle performance di business.

In Italia ci sono diverse realtà che offrono servizi analoghi per le aziende ma solo Laborplay -spinoff dell’Università di Firenze- muove dalla volontà di valorizzare le esperienze reali di gioco degli utenti per fornire un accurato profilo comportamentale. A fine novembre è uscito sul mercato PlayYourJob, il primo sistema in grado di analizzare le competenze trasversali a partire da preferenze, abitudini ed esperienze di videogioco.

L’app mobile PlayYourJob (disponibile sugli store Apple e Android) è pensata per il B2C: totalmente gratuita per l’utente, presenta un veloce test in cui, invece che alle solite obsolete domande, rispondiamo se preferiamo giochi in cui si devono usare armi o esplorare mondi, giochi di sport o di avventura. Feedback istantaneo e ricco grafico colorato in home page, l’utente legge il proprio profilo e lo arricchisce con le esperienze formative e professionali (anche scaricabile in pdf!). Infine può giocare e condividere lo screenshot dei suoi giochi preferiti (da Candy Crush a Clash of Clans, da Tekken a Temple Run) per raccontare e dimostrare il proprio bagaglio di competenze.

PlayYourJob non “obbliga” a giocare a giochi sviluppati internamente, dal gameplay spesso discutibile e dalla grafica triste, ma si apre alle esperienze vere dell’utente promettendo un “dimmi a cosa giochi davvero e ti dirò chi sei”.

Il videogioco diventa realmente competenza maturata e da potenziare, diventa occupabilità da ottimizzare nella misura in cui ci connette -tramite una specifica sezione dell’app chiamata Job Zone- agli annunci di lavoro. Inoltre ci sfida e ci confronta con i punteggi degli altri utenti, anche all’interno della stessa azienda con dei contest mirati, diventando un solido strumento di sviluppo organizzativo.

Un’app così interattiva si rende assai utili nelle fasi preliminari della selezione: grazie alle informazioni ottenute si può già strutturare un profilo dei potenziali candidati e individuare quelli da invitare alle fasi successive. Si risparmiano tempo e risorse impegnate nel processo di selezione e non stupisce che già da qualche anno la gamification sia stata uno degli strumenti maggiormente utilizzati dalle aziende non solo per il reclutamento, ma anche per la formazione interna, la motivazione del personale e l'engagement del dipendenti.

PlayYourJob e Laborplay oggi però trascendono la mera gamification posizionandosi come la realtà italiana di riferimento per il gaming recruiting.





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