Il concetto di benessere è legato all’idea della sicurezza economica e sociale degli individui. È nello specifico di questo rapporto, a due via tra mondo reale e mondo digitale, che noi di CybeRefund operiamo. Se il digitale è entrato nella qualità della nostra vita e del nostro lavoro, è giunto il tempo che la qualità della vita e del lavoro entrino nel digitale.
Il digitale porta con sé una grande promessa di benessere, elimina la fatica, predica la facilità, introduce la gratificazione dell’uso quotidiano di strumenti in grado di soddisfare i nostri desideri, di implementare le nostre capacità. La tecnologia digitale ha aggiunto la capacità induttiva: pochi, per non dire nessuno, - tanto pe fare un esempio-, hanno mai letto davvero le istruzioni che accompagnano uno smartphone, l’approccio è diretto, senza mediazioni, dà subito la soddisfazione di poterlo maneggiare, al massimo si chiede consiglio a chi lo ha già acquistato, e qui lo scambio disegna i contorni di un vero e proprio travaso di esperienze tra persone dotate curiosità e abilità acquisite direttamente dall’uso del dispositivo tecnologico.
Ognuno di noi quando ha provato queste esperienze, maneggiando un pc, un tablet o, appunto, uno smartphone si è sentito a pieno titolo nella modernità, in perfetta sincronia con la precisione e la velocità che i tempi ci richiedono, per stare al passo col mondo digitale. Ma è proprio in questa disinvoltura che si annidano i pericoli. Un uso poco attento, per non dire superficiale di tecnologie sofisticate, come i device digitali può creare guai a noi e agli altri. E se gli altri poi sono le organizzazioni, le istituzioni, le aziende i danni sono ingenti.
Ogni giorno sentiamo di attacchi informatici. Come avvengono, nella maggior parte dei casi?
Recentemente un dipendente di un’importante istituzione pubblica in smart working ha incautamente aperto un’e-mail che mascherava un tentativo di phishing, attraverso la quale gli sono state rubate le chiavi d’accesso per entrare nel sistema, che è stato gravemente vandalizzato per poi richiedere un riscatto. La cosa ha assunto una rilevante proporzione di gravità, trattandosi di un’istituzione sanitaria regionale, nel bel mezzo della prima campagna vaccinale anti Covid, causando disservizi e ritardi che hanno danneggiato la salute dei cittadini e la reputazione dell’istituzione pubblica.
Ecco, questo è un caso di scuola, che ci permette di porre una domanda: come evitare che un dipendente rechi un enorme danno, - economico e d’immagine -, con un semplice, incauto, inconsapevole errore? È possibile cambiare certi comportamenti tanto ingenui quanto fortemente nocivi?
Quando ci siamo posti questa domanda, abbiamo cercato di dare concretezza al concetto di welfare digitale: lo abbiamo definito come “digital safe zone”. Non è solo perché ogni giorno milioni di persone subiscono attacchi cibernetici alle loro identità digitali. Non solo perché questi fenomeni arrecano danni economici e mettono anche a repentaglio il tenore di vita e la reputazione stessa delle persone. Il fatto è che gli attacchi contro i singoli sono atti criminali che tendono a usare le persone per colpire le comunità, le organizzazioni, le istituzioni e le aziende. Ne usano una per colpirne mille.
Ecco la risposta: ogni azienda può meglio proteggersi dall’aggressione ai propri sistemi se favorisce nei dipendenti l’adozione di comportamenti corretti, utili a proteggere la serenità nel loro lavoro, non solo in azienda, ma anche in famiglia.
Per esempio con Nautilux, la piattaforma del benessere digitale, concepita nell’ambito della “digital safe zone”, CybeRefund è in grado di fornire ai dipendenti delle aziende e ai loro famigliari la possibilità di verificare in tempo reale se vi siano stati intrusioni e o furti di identità digitale, di offrire autoformazione alla sicurezza digitale, di mettere a disposizione una preziosa consulenza legale nel caso di danni subiti e un’assicurazione per coprire eventuali spese legali.
In altri termini, il welfare aziendale può essere uno straordinario veicolo di diffusione di benessere digitale, capace diffondere capillarmente comportamenti che sviluppano la consapevolezza dei pericoli digitali. Perché consapevolezza è prevenzione.
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